Eledhwen, la città degli elfi

- Descrizione dei luoghi della famosa città elfica-

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    Natura, luce, armonia, eleganza.
    Potrebbe essere riassunta a tal modo la splendente Eledhwen, unica città elfica raggiungibile soltanto da un'imponente quercia secolare, che presenta un sigillo dalle iscrizioni visibili soltanto grazie alla luce candida della luna. Eledhwen, dimora di ogni elfo costretto a fuggire dal continuo sfruttamento dell'uomo delle foreste e dei boschi, riflette esattamente ciò che l'anima di queste creature presenta. Purezza, luce, eleganza, grazia innata, limpidezza.
    E' un luogo assolutamente dissimile dalle costruzioni umane, benché vi siano alcune somiglianze specialmente in utilizzo architettonico.
    La città, quasi assolutamente impenetrabile, si sviluppa in altezza, presentando le dimore del popolo a circondare il palazzo reale, in cui alloggia anche la corte a servizio del Da ar, Re. Proprio questa costruzione potrebbe definirsi la più rappresentativa in assoluto della cultura elfica e della sua grandezza.

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    Il palazzo in cui risiede la famiglia reale e la corte è una struttura imponente, armonia, esternamente scolpita in marmi chiarissimi e su cui si inerpicano elegantemente decorazioni floreali che rimandano solitamente all'idea di rami intrecciati, elevati verso il cielo o che seguono l'architettura in cui sono incastonati.
    Oltre al marmo è molto utilizzato l'uso del legno, sia chiaro che scuro, o, alternativamente, dipinto di bianco.
    Internamente il palazzo si sviluppa su più livelli: i più alti, costantemente invasi dalla luce solare o lunare, per cui queste creature ripongono una venerazione molto profonda, ospitano ampie terrazze su cui si possono osservare le stelle, festeggiare le ricorrenze che si susseguono durante l'anno, ospitare Consigli e studiare rune lunari. I più profondi, al contrario, mutano prendendo le sembianze di vere e proprie case silvane, in cui sono state costruite le celle per eventuali prigionieri, sorvegliate continuamente da sentinelle armate d'archi o spade.
    I decori ricordano nuovamente rami, fiori, foglie, intervallati, di tanto in tanto, da statue d'elfi che hanno cambiato la storia, o da riproduzioni della volta celeste sui soffitti, stelle o soli.

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    La Sala del Trono è una delle stanze più grandi del palazzo, collocata nel cuore dello stesso. Presenta un ampio atrio in cui è possibile accedervi tramite una grande porta dorata, decorata con gemme e foglie stilizzate. La sala potrebbe essere accostata perfettamente all'interno cavo d'un albero, i cui colori predominati sono certamente il bruno della terra, il calore dell'oro, il verde smeraldo dei muschi che ornano ogni corteccia.
    Il trono del Da ar è posto al centro della sala, appena sopraelevato, raggiungibile grazie a una rete di piccoli ponti sospesi, marmorei, scolpiti e decorati con motivi floreali. Altissime colonne si elevano sino al soffitto, simili a tronchi eleganti ed illuminati da calde luci dorate.
    Alle spalle del trono si aprono ampie vetrate a sesto acuto, contornate da pesanti ed eleganti tende rosse in velluto e oro, da cui è possibile ammirare tutta la città, dove sono collocate sedute e grandi tappeti, su cui sogliono accomodarsi i membri della corte od il Re stesso, nel caso in cui necessiti di un luogo tranquillo in cui riflettere. Splendido è il gioco di luci che si crea durante i pomeriggi assolati, in cui i raggi danzano nella sala irradiandone soltanto alcuni punti, ricreando esattamente l'effetto della luce che filtra dalle foglie nei boschi.

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    Le terrazze che sorgono ai piani più alti del palazzo sono solitamente adibite a festeggiamenti, a matrimoni o celebrazioni particolarmente di rilievo, così come ad importanti Consigli o riunioni militari.
    Naturalmente il loro scopo è anche quello di trovare pace nell'osservazione delle stelle, specialmente per gli elfi che professano la loro fede in quel tipo di venerazione, per cercare un contatto diretto con la natura circostante o per dedicarsi agli studi di rune -prevalentemente lunari, che soltanto gli elfi più anziani sanno leggere con destrezza-.
    Chiunque, di qualsiasi ceto sociale, ne può fruire. L'importante è avvisare una sentinella e far si che si venga accompagnati da quella stessa.

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    Le celle sono poste nella parte più profonda del castello, da cui è sostanzialmente impossibile scappare. Le chiavi d'ogni cella sono custodite dal capo delle sentinelle, sono tutte state forgiate in argento e differiscono da cella a cella, in grado d'ospitare qualsiasi tipo di creatura. Benchè molto spoglie al loro interno, sono luoghi in cui i prigionieri vengono trattati con rispetto, viene offerto loro da mangiare e cure in caso di malattia.
    Infine vi sono le stanze da letto, nei piani che separano la sala del trono con le terrazze, che ripropongono le stesse decorazioni, anche sui letti morbidi, dalle coperte solitamente dorate o argentee, e le cucine al piano inferiore la sala del trono, in cui vengono preparati deliziosi pasti spesso anche in grande quantità, essendo gli Elfi creature amanti del buon cibo e delle feste.

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    I complessi abitativi del popolo richiamano similmente i decori architettonici e la struttura del castello. Si sviluppano in altezza -solitamente di due o tre piani- e presentano ampie finestre, tetti spioventi per l'inverno, ponti che collegano una dimora all'altra, solitamente provvista di amplissimi giardini che si fondono con il paesaggio circostante.
    Ai piani più alti solitamente sono collocate le stanze da letto, mentre più in basso la cucina e le stanze principali, dove si organizzano festosi banchetti o ci si incontra per passare del tempo in allegria.
    Le botteghe invece sono collocate molto vicine le une alle altre, molto diverse fra loro persino da proprietario a proprietario. Proprio queste sono il fulcro economico di Eledhwen, prima fonte d'impiego per gran parte delle creature che abitano la città. Gli elfi si dedicano infatti alla forgiatura delle armi, altri come guaritori, altri ancora come eccellenti sarti d'abiti e tenute da combattimento, come erboristi, allevatori di destrieri -solitamente fedelissimi ai propri proprietari- o abili orafi.

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    La società elfica si potrebbe tranquillamente dividere in tre ceti sociali portanti:

    ~ Famiglia Reale, formata da Re Brandir, Lady Alatariel, Bargund, il primogenito della Famiglia, e Dorlas, suo fratello.
    In loro sono riposti i poteri più grandi, le tradizioni, le storie elfiche più antiche. Hanno potere di convocare il Consiglio, riunirlo e presiederlo. La massima autorità è dunque Brandir, sovrano molto amato dal popolo degli elfi, il quale celebra anche matrimoni, riti funebri e processi.

    ~ La Guardia Elfica: il corpo di difesa del Regno Elfico, di Eledhwen. E' formato da elfi ed elfe combattenti, eccellenti nel tiro con l'arco e con armi quali spade o pungali. Leggiadri ed eleganti persino nel corpo a corpo, i membri della Guardia Elfica non dovrebbero temere alcun rivale. Sono a conoscenza di alcuni incantesimi curativi, in grado di rallentare momentaneamente le ferite. Riescono a riconoscere tracce da miglia di distanza, così come percepire suoni anche soltanto accennati.
    Avendo instaurato un rapporto particolarmente simbiotico con i propri destrieri, sono eccellenti cavalieri e conoscono solitamente a menadito i luoghi in cui si svolgono le battaglie, tanto quanto la loro città, Eledhwen. Nessuno può entrare od uscire senza il loro permesso. I matrimoni celebrati fra membri della Guardia sono differenti da quelli del popolo elfico, così come differiscono quelli della famiglia reale.

    ~ Popolo elfico, figlio d'una storia antichissima, di ere ed ere perse nel tempo, un popolo che vive in completa pace ed armonia con il territorio che lo circonda, saggio e profondamente sensibile ed empatico, anche se non si direbbe, di primo acchito.

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    ~ Le usanze elfiche sono sostanzialmente piuttosto differenti rispetto a quelle umane.
    I festeggiamenti che si compiono sono perlopiù in onore del susseguirsi delle stagioni, dell'arrivo della primavera o dell'avvento dell'inverno. Tutto per loro è luce e, esattamente come le loro anime, ogni festività è onorata e rispettata con puntualità e fermento da parte di tutta la comunità elfica, molto unita e coesa, altruista specialmente con i propri simili.
    Vengono organizzati sontuosi banchetti a cui possono partecipare tutti gli abitanti della città e, in rarissime occasioni, anche eventuali ospiti. E' rarissimo che umani ne prendano parte. La ricchezza delle vivande è accompagnata, naturalmente, da canti e musiche eleganti, delicate, leggere -solitamente mediante flauti, arpe, strumenti a percussione o violini-, che invitano gli elfi più giovani -e perchè no, anche un po' meno- a danzare lungamente o raccontare storie.


    ~ I matrimoni sono celebrati nella gran parte dei casi dal sovrano, a meno che non vi siano faccende urgenti a cui egli debba adempiere. Solitamente il luogo in cui si svolgono sono le terrazze del palazzo, sotto la luce solare od i raggi lunari, a discrezione della coppia. Il rito consiste nello scambio di anelli che sembrano quasi formati da sottilissimi fili d'oro e d'argento simili a piccole foglie o rami intrecciati. La futura sposa indosserà un diadema elfico od una corona di fiori o fuscelli, a seconda della stagione, come simbolo di purezza, così come il futuro sposo. Ogni volta le parole pronunciate dal sovrano in merito alla coppia di giovani sono differenti poichè, essendo molto antico, è raro che non sia a conoscenza della propria gente. Sugli anelli sono inscritte delle rune -lunari o solari, a seconda della scelta dei futuri coniugi- con le frasi « Mela en’ coiamin » (amore della mia vita) o « Melamin » (amore mio).
    Per la Famiglia Reale il matrimonio viene celebrato all'alba o al tramonto, dove luce diurna e notturna fondono. Lo scambio degli anelli avviene esattamente come nel primo caso ma, differentemente, sono applicate delle gemme alle corone e degli incantesimi naturali vengono evocati dal sovrano, il quale ha il compito di pronunciare delle frasi non menzionate se non in quel caso.
    Per i membri della Guardia il rituale è simile, con l'unica variante di invitare i futuri sposi a porgere le proprie mani, intrecciate, al sovrano, che vi legherà una morbida stola argentea, a simboleggiare una reciproca protezione anche in battaglia.
    Generalmente, il rito del matrimonio è inteso come l'unione d'un'anima all'altra, un incatenamento eterno, simbiotico, dove la potenza dell'amore resiste attraverso il tempo. E' dunque rarissimo che un elfo, dopo aver perduto la propria amata o il proprio amato, si risposi, scegliendo il proprio compagno (o compagna) per la vita ed anche oltre.


    ~ I riti funebri possono essere celebrati in più tipologie, non sempre dal sovrano. Per volontà della famiglia o del defunto stesso, dopo aver pronunciato delle formule che invochino serenità dopo la perdita e all'elfo, ed ai suoi cari, i corpo può essere dissolto mediante l'uso della magia e librare nell'aria -od essere assorbito dalla terra stessa- in minuscoli frammenti dorati -scelta solitamente operata dai guaritori o dagli elfi più dotti, profondi conoscitori degli incantesimi-, può essere adagiato in una barca e condotto verso il mare, per poi bruciarne, sempre mediante la magia, le spoglie, oppure -scelta solitamente operata dai membri della Guardia Elfica- può essere arso con la propria arma.


    ~ Il codice linguistico elfico è altresì differente da quello umano, con una grammatica propria e fonetica molto simile a quella d'una lingua nordica, dai suoni più dolci e musicali.


    Per le descrizioni e le immagini si ringrazia Annie
     
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