Wasting Love

Ormai erano passati un paio di mesi dall'arrivo di Beleth nella vita di Eris. Tutto sommato, le cose erano tranquille; lei era una strega abile e sapeva tenergli testa benissimo. Tuttavia, il cambio nella vita della ragazza era stato radicale. Ora viveva con questo mezzo demone che bene o male condivideva con lei un'abitazione. Avevano vite abbastanza separate, eppure si univano quasi ogni notte nella lussuria più sfrenata, in qualcosa che Eris sentiva la stava rendendo più potente. Entrambi erano soddisfatti ed appagati, e nonostante i loro battibecchi costanti, le dinamiche tra loro erano ababstanza equilibrate. Beleth non era un giovane gentile, la sua indole era violenta, irrequieta e impetuosa. Quella di Eris, in un certo senso, lo anch'essa, a suo modo. Eppure, se volevano sperare di navigare al meglio la loro vita, era un po' come se fosse necessario che fossero insieme.
Era mattina inoltrata. Eris era ancora nel denso e vuoto mondo dei sogni che l'aveva avvolta non appena si era addormentata come un sasso. Aveva un sonno parecchio pesante, anche perchè le sue giornate erano molto intense, considerato anche il consueto finale per mano di Beleth. Dunque, non appena ella percepì un cambio nella luce della propria stanza - sempre avvolta dall'oscurità - iniziò a muoversi leggermente nel sonno. «Streghetta, alzati o ti scopo mentre dormi» Le parole del ragazzo erano lontane e vagamente avvertite dall'udito della strega, che sollevò un braccio e se lo portò sugli occhi, mentre si votlava su un fianco. Le coperte nere scivolavano morbidamente contro la pelle nivea e nuda del suo corpo. Ormai Beleth conosceva le abitudini di Eris, e così lei quelle di lui. Era un po' come se - no, non poteva essere. Era un po' come se fossero una coppia. Disfunzionale, squilibrata, ma più o meno una coppia, a modo loro. Pochi istanti dopo, un po' come un rapace, il mezzo demone era sulla ragazza, lasciando scontrare le sue labbra inanellate contro quelle di lei in un bacio esigente. Mugolando, Eris sbattè un paio di volte le palpebre, ricambiando appena quel gesto per via dell'istinto, dato che non aveva ancora chiaro cosa stesse succedendo, nonostante il contatto fosse gradito. Non appena fu sveglia, premette una mano sul petto del ragazzo, spingendolo appena all'indietro per poter respirare, distaccandosi così dalle sue labbra. Beleth... Respirò lei, lasciando uscire l'aria dal naso. Sei uno psicopatico... Borbottò lei, raggomitolandosi sotto le coperte, ancora molto impigrita poichè appena uscita dal sonno. Solo allora, le sue narici furono invase da un delizioso odore di bacon e dolci. Sollevando leggermente la testa, non potè però vedere nulla, perchè il corpo non proprio minuto del demone le ostruiva la visuale verso la cucina. Hai preparato la colazione, da brava mogliettina eh?

I'm more than willing to rot in hell with you.

I'm ready to bury all of my bones
I'm ready to lie but say I won't
So tell me your secrets
And join me in pieces
To rot in this garden made of stones
I'm ready to bleed to make amends
And sleep in this dirt we call our bed
So tell me your secrets
And join me in pieces
To fall and rewrite the bitter end.

Eternally yours.

Con il viso di Beleth a pochissima distanza dal proprio, gli occhi di Eris iniziarono a funzionare correttamente, ora che la strega si era finalmente svegliata, costretta da quel bacio che per nulla le dispiacque. Il mezzodemone aveva sempre ottime idee per i risvegli. «Psicopatico è un complimento, per quelli come me». Ribattè il ragazzo, al che Eris si issò sul letto, facendo leva sugli avambracci, per mettersi tranquillamente seduta. Oh non ne ho dubbi. Replicò lei, con un mezzo sorriso sulle labbra, per poi incrociare lentamente le braccia ed osservare il suo insolito compagno di vita. «Zuccherino, tu fai schifo a cucinare». Annuendo decisa, la strega inclinò appena il capo, lasciando che i capelli lisci e corvini leggermente arruffati si posassero sul lato del suo volto. E' verissimo, per questo lo fai tu amore. Gli disse, addolcendo particolarmente il tono di voce nel chiamare Beleth con quel nomignolo che pareva tanto un soprannome di coppia. Tuttavia non poteva essere così, perchè loro non lo erano, giusto?
«Devo andare a lavoro. Alzati o più che andare al negozio, verrò in quel bel corpicino». Sorridendo luminosa, la ragazza portò una mano attorno al collo del mezzodemone. Come se mi dispiacesse. Lasciandogli un lungo bacio sulle labbra, Eris si fece in avanti, tirando al tempo stesso il corpo del giovane contro il proprio, per poi distaccarsi con un sonoro schiocco. Bene allora, ho da lavorare anch'io, tanto vale mangiare quel che hai preparato. Alzandosi così dal letto, dopo essersi stiracchiata, la strega si grattò la nuca, e si passò la mano sul collo, su cui erano presenti ancora parecchi marchi delle notti precedenti passate con Beleth. In cuor proprio, Eris sapeva di star facendo un egregio lavoro: era diventata una strega potentissima, stava svolgendo il suo lavoro al meglio e con profitto, e non... non stava mostrando il minimo segno di cedimento agli occhi di quel giovane che tanto sembrava umano quanto non lo era. Già, perchè questo era il problema. Eris doveva stare attenta, questo si diceva, perchè Beleth non le avrebbe mai dato affetto. Forse... Almeno, così pensava, così era più sicuro credere. Per questo, lei si lasciava guardare, si comportava come se fosse sola, perchè in fin dei conti, lo era. Beleth era stato chiaro: si trattava di affari. Dunque, sarebbe stato meglio non mostrare emozioni, nonostante lui fosse l'unico punto fermo della vita di Eris, e lei ne fosse più che consapevole. Meglio quindi, buttare tutto giù con una sana colazione.

Forse, ciò che rendeva più inaspettatamente ed efficacemente Eris e Beleth una coppia, era proprio la continua dinamica di scambio tra loro. Dove lui era il creatore e lei la creatura, lei gli donava un'umanità di cui lui necessitava. Dove lui chiedeva violenza, lei gliene restituiva. Dove lui mostrava anche la più sottile vulnerabilità, lei l'accoglieva. Dove non ci sarebbe dovuto essere niente, c'era qualcosa; e nonostante ciò scuotesse entrambi in modi diversi, era una condizione inevitabile. Eris, in tutto ciò, non si sentiva fuori luogo. Certo, avvertiva una strana incertezza; Beleth avrebbe potuto andarsene di punto in bianco, e lei si sarebbe sentita peggio di quanto avrebbe mai voluto. Abbassando lo sguardo verso la colazione, la ragazza afferrò la forchetta, pronta a sedersi a tavola, quando il mezzodemone si alzò, avvicinandosi a lei. Senza alcun timore di averlo intorno, la strega sollevò lo sguardo verso il suo volto, data la loro non trascurabile differenza d'altezza. Le mani tatuate del giovane la spinsero seduta, e lei non obbiettò. Le piaceva il fatto che fossero in una relazione atipica di parità, in cui era lei a decidere quando farsi dominare da lui. Chinato su di lei, Beleth le morse una coscia pallida, al che lei sorrise appena, portandogli una mano tra i lunghi capelli corvini. Il dolore le piaceva, se fosse stato Beleth a procurargliene, e a baciare ogni singolo segno che aveva lasciato al suo passaggio. Rabbrividendo della trepidazione, la donna lasciò una carezza sulla testa dell'uomo, portando le unghie lunghe e nere tra i capelli di lui. «Ho anche un altro tipo di fame, streghetta» Sempre con un sorriso complice sulle labbra, Eris non fece altro che aprire le gambe, lasciando spazio al suo demone preferito di possederla ancora.

Nei mesi di convivenza, sia in Beleth che in Eris si erano verificate parecchie svolte, sia nella loro routine che nel fragile ecosistema emotivo che si era creato tra loro. Beleth aveva bisogno di Eris, e lei di lui. Lei si sentiva potente e stranamente affascinata da lui, e lui aveva dato una scossa alla sua vita di mezzodemone per via della presenza di quella streghetta ambiziosa e ombrosa quanto lui. Certo, Eris era decisamente meno violenta del suo inaspettato amante, però le piaceva, era lei che lo autorizzava lui a farne la sua preda. Dunque, quando quella mattina Beleth l'aveva svegliata baciandole bruscamente le labbra, la donna non si sorprese, anzi glielo lasciò fare, così come gli stava permettendo di baciarle la pelle delle cosce in quel modo così lascivo da riuscire a sedurre la più innocente delle donne di chiesa. Ne avvertiva la tossicità, Eris, di quel lasciarlo entrare in lei sia metaforicamente che fisicamente. Eppure, non poteva esimersi dal farlo; era un po' come se le piacesse, farsi cullare dalla perdizione e ciò che essa comportava.
appoggiando la schiena esile contro lo schienale ligneo della sedia, Eris si abbandonò alle attenzioni di Beleth, il cui tocco della lingua le fece schiudere le labbra. Lui riusciva a farla tremare dal piacere, e a darle delle sensazioni tanto rischiose quanto intense. Stringendo appena le ciocche corvine dei capelli lunghi del ragazzo, la strega chiuse gli occhi e tirò indietro la testa, spingendo istintivamente di più il bacino verso quelle labbra inanellate che tanto la stavano facendo impazzire. Più i movimenti della lingua di lui diventavano energici, più lei faticava a trattenere i gemiti che le si accavallavano in gola, dandogliela vinta nel fargli capire quanto le piacesse. Nonostante tutta la depravazione, l'intensità e la passione di quei momenti, Eris lo sentiva, il riguardo sottile e velato di Beleth farsi largo dentro di lui quanto la toccava, persino mentre la graffiava in quel modo abbastanza violento da essere gradevole. TRamutando quella salda presa tra i suoi capelli in una carezza sulla sua testa, la donna gemette ancora, per poi tirare lentamente il volto del ragazzo verso il proprio, chinandosi appena sino a sfiorargli le labbra umide contro le proprie. Non mi vuoi possedere con tutto te stesso, mezzodemone?

Proprio come Beleth, anche Eris aveva idee molto precise su di lui, ben assopite nelle profondità della sua anima e del suo cuore. Lui era diverso, sbagliato, cattivo, eppure Eris non riusciva a credere completamente a quella facciata che la sua natura gli imponeva. Certo, lui era un mezzo-demone, e lei ne era perfettamente consapevole. Già il fatto di andarci regolarmente a letto per qualsiasi essere umano sarebbe stato quantomeno strano. Eppure per lei non lo era mai stato; che fosse anche lei una creatura corrotta tanto quanto il ragazzo che sapeva averle preso l'anima? Probabilmente era così. Non erano poi così diversi, Beleth ed Eris. Erano stranamente giusti l'uno per l'altra, per quanto fossero sbagliati per il mondo, e a lei bastava. Per quanto giovane fosse, la ragazza non era certo stupida, e sapeva che instaurare un qualsiasi tipo di legame con lui sarebbe stato pericoloso, eppure lo sapeva, che nel profondo, lui non l'avrebbe solo usata, ne era sicura, lo sentiva nelle ossa. Era come se, per quanto potere lui potesse esercitare su di lei, sembrava che lei ne possedesse altrettanto.
Alzandosi e facendo un passo indietro Eris si lasciò guidare contro il muro, saltandogli in braccio, consapevole di ciò che sarebbe accaduto e accogliendolo di buon grado; non ne avevano mai abbastanza loro, non riuscivano ad uscire da quella catena di interdipendenza e lussuria che li aveva legati l'uno all'altra. Schiudendo le labbra per quel contatto poco gentile, Eris si strinse a Beleth ed appoggiò la testa al muro qualche secondo, per poi afferrargli le spalle e lasciarlo fare, ben contenta. Proprio mentre lui si muoveva, un sorriso spuntò sulle labbra della strega, che portò una mano tra i capelli corvini del ragazzo e lo guardò negli occhi qualche attimo, facendogli notare quanto le stesse piacendo mentre lui faceva tutto il contrario per dimostrarlo. Velocemente, non fu difficile per nessuno dei due raggiungere l'orgasmo, ma nel momento in cui le labbra inanellate di Beleth si posarono bruscamente su quelle di Eris, lei ricambiò quel bacio con altrettanta intensità, con passione ed energia mentre lasciava vibrare un lungo gemito contro di esse. Era arrabbiato e lei lo sapeva. Il peccato supremo che un demone potesse commettere era amare, e Beleth stava lottando con tutte le sue forze contro quel sentimento, che ora Eris gli leggeva negli occhi. Tu... puoi peccare con me... lo sai, no? Sussurrò lei, ansimante ma seria, riprendendo a baciarlo e avvolgendo un braccio attorno alle sue spalle, sulle quali lasciò un lungo graffio. Lei si stava innamorando, così come lui, in quel rapporto così sbagliato eppure così giusto. Probabilmente nell'aver capito di essere stato scoperto Beleth si sarebbe arrabbiato, ma Eris non ne aveva paura, lo sapeva che lui non le avrebbe fatto del male. Peccato, amore, erano parole diverse per lo stesso concetto, in quella coppia così inusuale.